Il reliquiario

 

L’urna d’alabastro in cui probabilmente, dopo averle avvolte in un manto, l’imperatore Ludovico II pose nell’872 le ossa di S. Clemente “involvit totum Corpus in pretioso pallio. Deinde posuit in vasculo pretioso, quod ipse rex secum habebat factum de alabastro” (Chron. Cas. 18 v. - 19 r.).conteneva anche reliquie di S. Pietro e S. Paolo e fu rinvenuta nel 1104, vicino l’altare, dal cardinale Agostino mandato da papa Pasquale II a verificare se nell’abbazia fossero ancora custoditi i resti del Santo. Profanata e danneggiata nel 1799, quando le truppe francesi alloggiano nella chiesa devastandola, l’urna viene successivamente recuperata per caso da Pier Luigi Calore che pratica un foro nella parte posteriore dell’altare, durante i lavori di restauro terminati nel 1891. Gabriele D’Annunzio, tessendo le lodi dell’amico in un articolo su “Il Mattino” di Napoli del 1892 ricorda che il Calore “ritrovò dentro un sarcofago cristiano la teca funeraria di marmo greco scolpita a fiorami nel sec. III dopo Cristo, la quale contenne il corpo di S. Clemente”.

 

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